Nuovo progetto? Pensa in grande, ma inizia col minimo.

Igor Stimoli
5 min readJan 12, 2022

Nessuna ipotesi è buona abbastanza… finché non viene verificata!

Quando ci prepariamo ad avviare un nuovo progetto, una delle più grosse tentazioni che possiamo avere è quella di pensare che lanceremo il nostro prodotto con tutte le funzionalità che immaginiamo e pronto a risolvere tutti le esigenze del nostro utente finale.
Purtroppo, indipendentemente da quanto impegno e risorse possiamo investire nelle nostre ricerche, la nostra ipotesi su ciò che serve al mercato sarà sempre lontana dalla realtà.

Un approccio più efficace per validare la nostra idea di prodotto è di darlo in mano ai nostri utenti il prima possibile così che possano iniziare ad usarlo e dare un feedback. In questo modo, sulla base di quel feedback, possiamo apportare le dovute migliorie e innovazioni in maniera incrementale e continua.

Un prodotto immesso sul mercato nella sua versione più snella a minimale, ma sufficiente da essere utile e di valore per l’utente finale, viene chiamato in Lean e Agile Minimum Viable Product (MVP).
Per quanto il concetto di fondo sia semplice, non ci sono delle regole ben precise che possano dirci quanto minimale debba essere il nostro prodotto per essere considerato un MVP e questo genera spesso confusione.

Reid Hoffman, Co-Fondatore di LinkedIn ha detto:

“Se non sei imbarazzato dalla prima versione del tuo prodotto, lo hai lanciato troppo tardi”.

Certamente non fu questo il caso di Nick Swinmurn, fondatore di Zappos, oggi uno dei più grossi rivenditori di abbigliamento online con oltre 50.000 articoli in vendita e un fatturato annuale che supera i 2 milioni di dollari.

Pensa in grande, inizia in piccolo: la storia di Zappos.

Era il 1999 quando Nick, frustrato dall’impossibilità di trovare il paio di scarpe disiderato nei negozi della sua città, iniziò a chiedersi se fosse possibile vendere scarpe online. Oggi sembra una domanda ridicola, ma a quel tempo non lo era, semmai sembrava un’idea assurda, tanto da non attrarre alcun investitore. Eppure Nick era determinato a provare che la sua idea potesse avere successo.

Un’opzione per Nick sarebbe stata quella di fare ciò che molti pionieri dell’eCommerce fecero (non sempre con grande successo): investire un capitale in merce, mettere su un magazzino e un centro di distribuzione e, forte della fiducia nella sua idea, sperare che tutto andasse per il meglio.
Invece Nick decise di prendere un’altra strada ed ebbe la geniale idea di avviare Zappos (inizialmente ShoeSite.com) senza spendere un dollaro in inventario. Invece di pre-acquistare la merce, andò nel negozio di scarpe più fornito della sua città per fotografare tutte le scarpe in esposizione e metterle in vendita sul suo sito. Quando riceveva un ordine, acquistava le scarpe dal negozio e le spediva al suo cliente.
Questo approccio può sembrare folle se lo si pensa come un modello di business, tuttavia l’obiettivo in questa fase non era quello di strutturare un business, ma di convalidare un’idea.
Non solo Nick riuscì a provare che la sua idea di vendere scarpe online era più che valida, iniziò anche a conoscere il suo mercato di riferimento, capire chi fosse più propenso ad acquistare scarpe online e quali tipi di calzature fossero più richieste attraverso quello che al tempo era un canale di vendita inesplorato per questa tipologia di prodotto.
Questo esperimento, e la conoscenza grazie ad esso acquisita, permise a Nick Swinmurn di attrarre rapidamente un investitore, Tony Hsieh di Venture Frogs. Insieme decisero di cambiare il nome del brand da ShoeSite.com a Zappos e il resto è storia.

Qual è il vantaggio di creare un MVP?

Sebbene non sempre un MVP debba essere così minimale, come nel caso di Zappos, per poter essere definito tale, è anche importante tenere a mente che lo scopo principale di un MVP non è quello di creare un modello di business sostenibile e profittevole, ma di acquisire conoscenza da riutilizzare per creare il prodotto finale.

Il grande beneficio di creare un MVP è quello di evitare di cadere nella trappola di inseguire il prodotto perfetto prima ancora di avere un riscontro reale che possa dirci che ne varrà la pena.

Ho creato un MVP, e adesso?

Essere capaci di realizzare un MVP non è di per se sufficiente per avere successo. Affinché un MVP serva al suo scopo è necessario non solo aver fatto delle preliminari ricerche per non tuffarsi alla cieca, ma anche misurare i risultati e raccogliere dati dopo il lancio. È di fondamentale importanza sapere cosa misurare e avere dei riferimenti per confrontare i dati reali con quelli ideali.

È facile, specialmente in una start-up o all’avvio di un nuovo progetto, lasciarsi guidare dal cieco ottimismo e non voler fare i conti con la cruda realtà. La narrativa imprenditoriale ci ha abituati alle storie in cui chi persevera alla fine raggiunge il successo. Ma se non sappiamo dove siamo e dove vogliamo arrivare non potremo mai aggiustare il tiro quando necessario o avere il riscontro che ci serve per confermare che ci stiamo muovendo nella giusta direzione.

Quindi nel momento in cui lanciamo un MVP dobbiamo anche essere in grado di raccogliere dati, sia tramite statistiche che incoraggiando un dialogo diretto con i primi utilizzatori e ricevere il loro feedback. In questo modo creeremo un circolo virtuoso, riassunto in Build-Measure-Learn (Costruisci-Misura-Impara) che ci aiuta a ridurre i rischi e massimizzare il ritorno sull’investimento mentre procediamo verso il successo.

Oltre il MVP

Il Minimum Viable Product è solo l’inizio, il primo passo sulla strada per il lancio di un nuovo prodotto, ma l’idea di procedere a piccoli passi e restare focalizzato su ciò che conta davvero senza perdersi in fronzoli è stata nel tempo rielaborata portando a delle interessanti varianti.

Negli ultimi anni sono venuti fuori numerosi acronimi che prendono spunto dal MVP e ne sono in qualche modo l’evoluzione: Minimum Marketable Product (MMP), Minimum Useful Product (MUP), Minimum Lovable Product (MLP).

Ognuno di questi ha un focus su un aspetto diverso del prodotto:

  • MVP > Fattibilità
  • MMP > Commerciabilità
  • MUP > Utilità
  • MLP > Desiderabilità

In linea di massima potremmo dire che se un prodotto è del tutto nuovo e non ha concorrenti, probabilmente un MVP è sufficiente a validare la fattibilità e l’appeal che può avere sul mercato. Se invece vogliamo introdurre un prodotto che ha già dei rivali allora dovremo decidere su quali aspetti puntare per la nostra prima versione (commerciabilità, utilità, desiderabilità) pur senza mai dimenticare la “M” di Minimum.

Se il nostro prodotto fosse un dolce al cioccolato (credits LabCodes)

Qual è la vostra esperienza? Trovate il Minimum Via Product un approccio utile alla realizzazione di un nuovo prodotto?

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Igor Stimoli

IT Consultant, Software Developer and Scrum practitioner with over 15 years career in IT and a strong passion for technology, self­-development and innovation.